Aprire la Partita IVA: la Guida Completa su Come Fare e Quanto Costa

Aprire la Partita IVA è soltanto il primo passo verso l’indipendenza economica ed il raggiungimento dei propri obiettivi, , per migliaia di giovani (e meno giovani). 

Tuttavia, è inutile negare che questa scelta provoca spesso sentimenti contrastanti: da un lato c’è la voglia di mettersi in gioco e provare a lanciare una nuova idea di business, ma dall’altro non mancano affatto i timori e le preoccupazioni. 

A chi devo rivolgermi per aprire Partita IVA? Qual è l’iter burocratico? Qual è il minimo indispensabile, a livello di budget, per poter avviare un’attività da zero?

E ancora: quanto costa mantenere una Partita IVA negli anni a venire? Quanto pagherò di tasse e contributi? E quanto spenderò, invece, per l’assistenza fiscale?

Se stai cercando una risposta chiara a tutte queste domande, sei nel posto giusto: continua a leggere la nostra guida e scopri cosa comporta aprire una Partita IVA!

Chi può aprire una Partita IVA?

In Italia, per aprire la Partita IVA, non servono particolari requisiti, ad eccezione della maggiore età: chiunque, di fatto, può scegliere di avviare un’attività come titolare, sia che si tratti di libera professione, sia di artigianato o di un business commerciale, purché non vi siano delle limitazioni specifiche (es. qualifiche, titoli di studio, ecc.).

Prendiamo ad esempio la professione di dentista o il mestiere di estetista: in entrambi i casi non basta aprire la Partita IVA, poiché il legislatore ha stabilito dei criteri appositi per accedere a queste attività (ovvero, rispettivamente, Laurea Magistrale in Odontoiatria ed abilitazione professionale o qualifica di estetista).

Esistono, però, numerose attività “ad accesso libero”, vuoi perché non ancora regolamentate, vuoi perché poco diffuse sul territorio. Qualche esempio? Per aprire Partita IVA e lavorare come social media manager, copywriter, consulente marketing, life coach e via così, non servono né titoli obbligatori, né esperienza dimostrabile.

La scelta tra regime ordinario e forfettario

Nel momento in cui si apre la Partita IVA, è necessario indicare a quale regime fiscale ci si vuole assoggettare, scegliendo tra i regimi ordinario e forfettario.

Attenzione: solamente le persone fisiche - liberi professionisti ed imprese individuali - possono avvalersi del regime forfettario, mentre le altre forme giuridiche (società, associazioni, cooperative, ecc.) confluiscono nel regime ordinario semplificato.

Scegliere il regime forfettario è, senza dubbio alcuno, una mossa intelligente: la tassazione applicata è molto più abbordabile, in quanto incentrata su un’unica imposta sostitutiva con aliquota al 15% sul reddito imponibile (di contro, le aliquote Irpef partono dal 23% per i redditi compresi nel primo “scaglione”, ossia da zero a 15.000 euro, fino ad arrivare al 43% per i redditi superiori a 75.000 euro).

E non è mica tutto! Chi possiede sia i requisiti per accedere al forfettario, sia quelli specifici per l’aliquota “start-up”, può godere di una tassazione ancora più soft: dal primo al quinto anno di attività, infatti, l’aliquota si riduce addirittura fino al 5%!

Altri vantaggi di cui godono i forfettari sono: la franchigia IVA, l’assenza di contabilità e, in generale, una mole inferiore di obblighi fiscali e burocratici. Più avanti vedremo nel dettaglio come funziona questo regime e come si calcolano reddito ed imposte.

Come aprire Partita IVA: la procedura passo dopo passo

La procedura per aprire Partita IVA cambia a seconda dell’inquadramento previsto per l’attività che si desidera svolgere. In particolare, le “strade” percorribili sono due: quella per le libere professioni (es. medico, ingegnere, architetto, ma anche web designer, traduttore o il già menzionato social media manager) e qufnoella per le ditte individuali (es. parrucchieri, giardinieri, elettricisti, agenti di commercio, ecc.).

Scopriamo nel dettaglio quali sono le differenze.

Come aprire Partita IVA da libero professionista

Cominciamo dalla procedura più semplice e veloce, ossia quella prevista per i lavoratori freelance (o, più precisamente, per i liberi professionisti). 

Per aprire Partita IVA, essi devono solamente compilare e trasmettere telematicamente il Modello AA9/12 all’Agenzia delle Entrate, specificando quale Codice ATECO vogliono utilizzare e a quale regime fiscale intendono assoggettarsi.

Se esiste un Codice ATECO apposito per la professione scelta - es. 86.90.30: Attività svolta da psicologi - è sufficiente indicarlo nel modello. Altrimenti, bisogna valutare una possibile alternativa: spesso, in casi del genere, la soluzione consiste nel ricorrere ad un codice generico - es. 74.90.99: Altre attività professionali nca.

In entrambi i casi, comunque, è preferibile poter contare sull’aiuto di un professionista, per limitare al minimo il rischio di commettere eventuali errori.

Come aprire Partita IVA da ditta individuale

Se l’inquadramento dell’attività che vuoi avviare non è da libero professionista, bensì da ditta individuale, allora sappi che la procedura, per te, è un po’ più complessa.

Devi, infatti, ricorrere alla pratica ComUnica, che assolve alle seguenti funzioni:

  • Apertura Partita IVA
  1. Costituzione ditta individuale ed iscrizione al Registro Imprese
  2. Iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS
  3. Iscrizione INAIL (se prevista)

Se l’attività è soggetta ad uno o più requisiti (dal possesso della qualifica ai requisiti ambientali, di sicurezza, ecc.), contestualmente alla ComUnica bisogna anche presentare la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) agli sportelli SUAP.

Aprire Partita IVA online: ecco come fare

Tanto nel primo quanto nel secondo caso, aprire Partita IVA da soli è possibile, ma assolutamente sconsigliato. Il motivo? Chi non ha familiarità con l’ambito fiscale può commettere facilmente qualche svista, se non addirittura gravi errori, finendo per ricevere sanzioni piuttosto salate e mettendo a repentaglio il futuro dell’attività.

Dunque, che fare?

Come vedremo in seguito, una soluzione soluzione accessibile a tutti è quella di aprire la Partita IVA online. In tal modo, infatti, si accorciano i tempi di attesa e, cosa ancora più importante, si può risparmiare fino al 100% della spesa iniziale!

Quanto costa aprire una Partita IVA?

Eh già, parliamo di costi! Una delle questioni più importanti che tocca affrontare, quando arriva il momento di aprire la Partita IVA, riguarda proprio il lato economico.

Dunque, quanto costa - effettivamente - l’attivazione di una Partita IVA?

Ebbene, la risposta ti sorprenderà: aprire Partita IVA è un’operazione a costo zero!

Analizziamo nuovamente le procedure previste per i due diversi inquadramenti.

Quanto costa aprire Partita IVA da libero professionista?

Riprendendo quanto detto in precedenza, la procedura per avviare un’attività libero-professionale è davvero molto semplice. E, soprattutto, non richiede spese particolari, fatta eccezione per il compenso del professionista.

Solitamente, infatti, l’assistenza di un commercialista per l’apertura di una Partita IVA da medico, avvocato, psicologo - ed altre professioni - costa dai 300-400 euro a salire.

Quanto costa aprire Partita IVA da ditta individuale?

Le spese di attivazione aumentano quando, dal rapido procedimento previsto per l’avvio delle libere professioni, si passa alla più complessa pratica - ovvero la ComUnica - che si utilizza nel caso delle attività artigianali e commerciali.

Nonostante l’apertura della Partita IVA sia sempre gratuita, per le ditte individuali bisogna considerare un costo “extra” di circa 100 euro per l’iscrizione al Registro Imprese presso la Camera di Commercio. Questa cifra comprende:

  • 44 euro per il diritto camerale annuale (da ripetere una volta ogni anno);
  • 18 euro per i diritti di segreteria;
  • 17,50 euro per l’imposta di bollo.

Se, tuttavia, desideri rivolgerti ad un commercialista per farti assistere nella predisposizione della ComUnica - e, ove richiesto, della SCIA - allora devi preventivare un importo decisamente più elevato. Per l’apertura di una ditta individuale, infatti, le tariffe partono da un minimo di 500-600 euro e, a seconda dell’area geografica, possono addirittura sforare la quota di 1.000 euro.

Quando conviene aprire la Partita IVA? 

Alla luce di tutto ciò, è davvero così conveniente mettersi in proprio, oppure è preferibile optare per altre forme di lavoro? Rispondere in maniera univoca, purtroppo, non è facile, in quanto ogni caso andrebbe preso ed analizzato singolarmente. Inoltre, non dimentichiamo che, a volte, aprire Partita IVA è una scelta, per così dire, obbligata: pensiamo, ad esempio, ai giovani che hanno appena conseguito la Laurea in Medicina, Giurisprudenza, Architettura, Giornalismo, ecc. (e terminato il periodo di pratica obbligatoria, se previsto) e che, quindi, ambiscono ad una carriera in questi settori. O, magari, ad un ex impiegato che, dopo aver trascorso anni alle dipendenze di terzi, adesso sogna di costruire un business tutto per sé.

In generale, comunque, ricordiamo che la legge impone, a chiunque svolga un’attività stabile, duratura ed auto-organizzata, a prescindere dal volume d’affari, di:

  • aprire la Partita IVA;
  • emettere fattura:
  • dichiarare ricavi e compensi;
  • versare imposte e contributi;
  • adempiere agli obblighi previsti per settore e regime fiscale.

Quanto costa mantenere la Partita IVA?

Le spese di mantenimento di una Partita IVA derivano in prevalenza da:

  1. Tasse
  2. Contributi previdenziali
  3. Spese per l’assistenza fiscale

Le imposte, per molti aspiranti professionisti o imprenditori, sono la fonte di preoccupazione numero uno. Eppure, in realtà, hanno un peso decisamente più ridotto di quanto si possa credere: chi si avvale del regime forfettario, ad esempio, versa soltanto il 15% (o, in alcuni casi, il 5%) del proprio reddito imponibile.

A sua volta, il reddito imponibile si ottiene: 1) moltiplicando il fatturato incassato per il coefficiente di redditività relativo al proprio Codice ATECO (es. 78% per la maggioranza delle professioni, 67% per le attività artigianali, 40% per i commercianti e per il settore della ristorazione, 62% per gli agenti di commercio, ecc.); 2) sottraendo, da questo risultato parziale (detto “reddito lordo”), l’importo dei contributi previdenziali versati nello stesso periodo d’imposta.

I contributi, invece, dipendono dal tipo di attività svolta e, quindi, dalla Cassa di Previdenza alla quale si fa riferimento. I professionisti iscritti alla Gestione Separata INPS - vedi, ad esempio, tutte le nuove figure nate sul web - versano annualmente il 25,98% del reddito lordo. Di contro, i professionisti che fanno riferimento ad una Cassa “di categoria” devono attenersi al regolamento interno: è il caso, tra gli altri, degli avvocati (Cassa Forense), degli infermieri (Enpapi), degli psicologi (Enpap), ecc.. Artigiani e commercianti, infine, versano un contributo minimo obbligatorio di circa 3.850 euro l’anno, dovuto a prescindere dagli incassi effettivi, più una quota aggiuntiva pari al 24%, calcolata solo sull’eventuale parte di reddito che eccede la soglia di 15.953 euro (che INPS ha indicato come “reddito minimo” per il 2021).

La terza “porzione” di spese riguarda l’assistenza fiscale, ossia l’aiuto - concreto e, a nostro parere, indispensabile - di un professionista per il corretto disbrigo degli adempimenti annuali. Su quest’ultimo aspetto, però, ci soffermeremo più avanti, quando affronteremo il tema della “scelta” tra studi fisici e consulenti telematici.

Adempimenti e obblighi fiscali per la Partita IVA

Pagare imposte e contributi è solo uno dei molteplici obblighi cui sono sottoposte le Partite IVA. Sia chi adotta il regime ordinario semplificato, sia i cosiddetti “forfettari” devono, tra le altre cose, dichiarare annualmente il proprio fatturato e compiere le operazioni necessarie per determinare, a partire da questo, il reddito imponibile.

Altre incombenze, per i contribuenti assoggettati al regime ordinario semplificato, sono quelle inerenti all’IVA, all’invio dello spesometro, alla tenuta della contabilità.

Obbligatoria per tutti, invece, è la presentazione del Modello Intrastat, se tra i committenti ci sono aziende e/o professionisti residenti in un Paese UE, così come, per medici, farmacisti, infermieri, ecc., la comunicazione al Sistema Tessera Sanitaria.

Infine, vi è la questione della fatturazione elettronica: nonostante per i forfettari sia ancora facoltativa, fatta eccezione per le prestazioni rese alla Pubblica Amministrazione, rimane comunque consigliabile tentare un primo approccio.

La gestione della contabilità

La gestione della contabilità è uno degli aspetti più complicati del regime ordinario semplificato: tra la tenuta dei registri IVA e del registro dei beni ammortizzabili, vi è una bella mole di lavoro extra che si aggiunge ai già numerosi impegni di professionisti, artigiani e commercianti.

Diversa è la situazione per i forfettari, poiché non devono registrare le fatture in entrata e uscita, ma solo conservarle ed ordinarle con numerazione progressiva. 

Quando serve il commercialista e quali sono le alternative?

Come abbiamo visto, aprire una Partita IVA e, in seguito, gestirla equivale a dover svolgere una grande quantità di adempimenti: è chiaro, quindi, che pensare di sobbarcarsi l’intero sforzo, nella pratica, è fuori discussione. Serve, insomma, l’aiuto di una figura esperta, competente, in grado di consigliare e, soprattutto, di fiducia.

Se stai pensando ad un commercialista, sei sulla strada giusta.

Tuttavia, non tutti i freelance o i neo-imprenditori dispongono di un budget sufficiente per coprire le spese dell’assistenza fiscale “tradizionale”.

Bisogna, quindi, cercare un’alternativa. Dove? Facile: sul web!

Negli ultimi anni, infatti, sono nati servizi come Fiscozen, capaci di soddisfare tutte le esigenze di professionisti e imprese individuali, garantendo una gestione impeccabile della Partita IVA, ma ad un prezzo decisamente più easy e competitivo.

L’abbonamento annuale, per i forfettari, è di 299 euro + IVA, mentre nel regime ordinario semplificato è di 799 euro + IVA, con apertura della Partita IVA e prima consulenza telefonica comprese gratuitamente per le attività professionali.

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Scritto da

Duccio

Duccio Armenise

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