Come si Calcola l'IVA: la Guida Completa per Principianti

Se sei un imprenditore o un libero professionista ti sarai sicuramente imbattuto più volte nel calcolo dell’IVA. Tra fatture e ritenute d’acconto venirne a capo non è semplice e persino chi se ne occupa quotidianamente ha ancora diversi dubbi sul perché debba essere versata. 

Come da definizione “IVA” è l’acronimo di Imposta sul Valore Aggiunto e indica un contributo richiesto e applicato sul valore aggiunto della produzione dello scambio di beni e servizi. Ma cosa significa realmente e soprattutto, perché è importante conoscerla?

Cos’è l’IVA e perché è importante saperla calcolare

Cerchiamo di semplificare quanto possibile il concetto; l’IVA è un’imposta sul valore aggiunto, quindi rappresenta un’imposta indiretta sui beni e servizi scambiati in Italia ed è attualmente attiva in tutta l’Unione Europa. 

La sua importanza non è esclusivamente storica, infatti, come per le altre imposte sugli scambi, è una delle principali fonti di entrate tributarie per il bilancio statale. L’Iva rappresenta circa il 30% degli incassi tributari statali e il 60% di quelle delle imposte dirette. Nel 2009 il gettito dell’IVA ha raggiunto i 102,33 miliardi di euro. Questi dati dovrebbero essere sufficienti per capire quanta importanza ha questa imposta per l’economia italiana.

Le imposte sui consumi, come appunto l’Iva, si dividono in due categorie:

  • monofase, ovvero imposte che si applicano una sola volta 
  • plurifase, ovvero imposte che si applicano a tutte le fasi del processo di produzione e distribuzione. Queste si dividono a loro volta in: 
    • imposte plurifase cumulative (anche note come “a cascata”) in cui il tributo dovuto in ogni fase viene sommato agli altri;
    • imposte plurifase a valore aggiunto, dove viene colpito solo il valore aggiunto che ciascuna fase della commercializzazione del bene produce.

L’Iva si colloca nell’imposta plurifase a valore aggiunto, poiché conferisce una maggiore neutralità, questo significa che l’iva grava sul consumatore finale in base al prezzo del bene, senza però considerare ogni singola fase di produzione e commercializzazione dello stesso.

Come si calcola l’IVA

Arriviamo quindi alla parte – solo in apparenza – più complessa, ovvero come calcolare l’IVA. Iniziamo subito specificando che per calcolare l’IVA bisogna conoscere l’aliquota, ovvero il valore percentuale che viene applicato sul prezzo finale del bene. Quindi, il prezzo totale di un bene o servizio corrisponderà all’imponibile sommato all’Iva.

Quindi assumendo a scopo esemplificativo l’aliquota al 22% la formula per l’IVA partendo dall’imponibile è:

IVA = imponibile x 22 : 100

Una volta calcolata l’Iva questa dovrà semplicemente essere sommata all’imponibile per ottenere il totale.

TOTALE = imponibile + IVA

Sebbene questa prima parte possa risultare piuttosto semplice, vi sono poi aspetti più complessi da tenere a mente, come lo scorporo dell’IVA.

Gestire la fatturazione e la liquidazione dei versamenti non è semplice, così come dichiarare l’imposta annuale e l’acconto Iva. Proprio per questo motivo può essere molto utile un corso sull’IVA, che permette di destreggiarsi più facilmente tra fatture e ritenute d’acconto e comprendere a fondo i diversi regimi delle partite iva.



Approfondimento: breve storia dell’aumento dell’IVA

Ora che abbiamo compreso maggiormente il ruolo dell’IVA e come si calcola, possiamo introdurre alcuni accenni storici così da comprenderne l’evoluzione e il perché dell’entrata in vigore.

L’IVA viene approvata nel 1973 con il fine di adeguare il sistema tributario italiano a quello degli altri paesi dell’Unione Europea. Ha sostituito quindi la vecchia IGE, ovvero l’imposta generale sull’entrata e mantenne le differenze tra aliquote nei diversi paesi invariate.

All’epoca l’aliquota italiana ordinaria, applicabile quindi alla maggior parte dei beni e servizi, era del 12%, piuttosto lontana quindi dalla percentuale che conosciamo oggi.

Nel 1977 si ebbe il primo aumento e l’aliquota divenne del 14%, nel 1980 salì al 15%, nel 1982 al 18%, nel 1988 al 19%, fino a raggiungere nel 1997 il 21%.

Alcuni ricorderanno la Legge di stabilità del 2012, fu proprio questa a portare a un ulteriore aumento fino al 22%, ovvero la percentuale che conosciamo noi ora. 

In tutto oggi sono presenti tre aliquote:

  • 4% per i beni di prima necessità;
  • 10% per i servizi turistici, edili e alimentari;
  • 22% per tutti i restanti beni e servizi.

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Scritto da

Claudio

Claudio Rosano

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